Gli algoritmi non sono una novità recente: il nome deriva da un matematico arabo vissuto nell’’800 e uno dei più noti algoritmi è quello di Euclide e risale a 2.300 anni fa. Il digitale innova perché consente di eseguire gli algoritmi in maniera meccanica ed enormemente accelerata. Peccato però, ha detto il matematico Piergiorgio Odifreddi, che “il digitale venga abusato e sprecato”.

Non la pensano così, probabilmente, coloro che stanno pesantemente investendo in aziende che si occupano di salute dato che «si tratta di un me-gatrend trainato dall’innovazione e dalle evoluzioni socio-demografiche – invecchiamento della popolazione e aumento dell’incidenza di patologie croniche – oltre al fatto di essere composto da molteplici sotto-settori che consentono di diversificare l’investimento e di puntare su quelli più in espansione del momento». E per scegliere le imprese più promettenti sulle quali investire viene in aiuto l’intelligenza artificiale che favorisce la prima scrematura tra i circa 25.000 titoli da prendere in esame.

L’innovazione tecnologica è, quindi, un’opportunità da tutti i punti di vista certo, è determinante ricordare sempre che la tecnologia non ha una volontà propria, come ha ricordato Muhammad Yunus: “E’ possibile creare un robot che fa operazioni chirurgiche con una precisione che nessun chirurgo umano può raggiungere. Ma è anche possibile creare macchine da guerra autonome che uccidono con un’efficienza che nessun soldato umano può raggiungere. Non è necessario perseguire la tecnologia soltanto per spirito di progresso. Se è dannoso, bisogna fermarsi”.  Nella visione del mondo di Muhammad Yunus l’uomo è ancora perfettamente padrone di cambiare il proprio destino e di fermarsi in tempo: “la tecnologia può provocare effetti disastrosi, ma troveremo la forza per fermarci prima che sia troppo tardi”.

Chissà: riusciremo veramente a fermarci prima che sia troppo tardi?

 

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