Continuano i seminari di Culture Digitali Societing4.0 organizzati in collaborazione con il Laboratorio Interdisciplinare di Social Innovation promosso dal Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli per la direzione scientifica di Adam Arvidsson.

Il 12 novembre alle 17 nell’Aula Ovale del Dipartimento di Scienze Sociali in Vico Monte di Pietà 1 nel centro storico di Napoli, si terrà il seminario Genere, violenza e tecnologia nella società digitale presentato da Silvia Semenzin, dottoranda in Sociologia all’Università Statale di Milano ed organizzato in collaborazione con l’Osservatorio LGBT del Dipartimento.

Il seminario tratterà il tema della violenza digitale sulle donne, focalizzandosi su come le nuove tecnologie offrano strumenti nuovi per espandere e perpetuare forme già esistenti di misoginia.

In particolare, verrà analizzato il fenomeno del cosiddetto ‘revenge porn’, termine mediatico per riferirsi alla più generale condivisione non consensuale di materiale intimo (NCII).

Partendo proprio dalla critica al termine ‘revenge porn’, si analizzeranno tutti quei casi in cui la NCII si manifesta non solo come vendetta, ma soprattutto sotto forma di omosocialità maschile, spostando il focus dalla vittima al carnefice al fine di poter comprendere le cause culturali del fenomeno.

Durante il seminario verranno offerti degli strumenti interpretativi per l’analisi della violenza online, tra cui la criminalizzazione della libertà sessuale femminile e il conseguente ‘victim-blaming’, la costruzione della mascolinità attraverso l’oggettificazione e commodificazione del corpo femminile e, infine, il ruolo delle piattaforme come mediatrici della diffusione di violenza.

In particolare, verrà presentata un’etnografia digitale svolta su Telegram dal titolo The use of Telegram for non-consensual dissemination of intimate images: consent, harassment and the construction of masculinities”, a cura di Silvia Semenzin e Lucia Bainotti (in corso di pubblicazione).

Attraverso quest’analisi, sarà possibile argomentare che le proprie funzioni (affordances) della piattaforma di messaggistica, tra cui l’uso di crittografia o la possibilità di creare gruppi fino a 60mila persone, permettono di rinforzare discorsi e pratiche misogine già esistenti.

Per l’analisi qualitativa delle conversazioni è stato creato un dataset di 50 canali, gruppi e bot attraverso il metodo snowball che ha permesso in un secondo momento di produrre una categorizzazione delle diverse pratiche di NCII.

Nelle conclusioni della ricerca, viene argomentato che le affordances di Telegram possono essere trattate come gendered affordances, enfatizzando come l’architettura della piattaforma sia in grado di attivare azioni che riproducono relazioni e strutture di disuguaglianza di genere culturalmente esistenti.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Per favore inserisci qui il tuo nome