Che la nostra società sia piena di pregiudizi purtroppo lo sappiamo, che questi pregiudizi riguardano in moltissimi casi le donne è un fatto risaputo. Che tali pregiudizi si riversano nell’ambito dell’intelligenza artificiale è una conseguenza del fatto che ogni volta che si dispone un set di dati che si basano su effettive decisioni umane, esso include, volente o nolente, un pregiudizio.

Il divari fra generi approda nel mondo dell’intelligenza artificiale non solo perché ormai si contano sulle dita di una mano le donne che studiano e/o lavorano nell’ambito delle cosiddette materie STEM (dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics) ovvero le discipline scientifico-tecnologiche, ma anche perché, come si diceva prima, i modelli di calcolo e di apprendimento delle AI sono creati quasi esclusivamente da uomini. E questo avviene con tutto il carico di preconcetti che si possono immaginare, “inevitabilmente” immagazzinati dall’essere umano nel corso della sua vita e purtroppo esasperati dai sistemi di AI: per fare un esempio alcuni studiosi della Virginia University hanno rilevato la tendenza dei software di riconoscimento fotografico di associare immagine di persone ai fornelli con il sesso femminile; questo, nel 100 per cento dei casi.

Le cose diventano ancora più gravi quando ad una AI viene chiesto di svolgere compiti valutativi come scremare curricula, o concedere un mutuo, o anche per valutare esami e test online, con tutte le possibili distorsioni del caso.

Inoltre vi siete mai chiesti come mai assistenti virtuali come Amazon Alexa o Siri abbiano una voce preimpostata sempre femminile? Sappiamo che il loro ruolo è quello di “assistere” per l’appunto, emulando il più possibile un atteggiamento servile.

Volendo uscire da qualsiasi polemica sterile, è bene comunque iniziare a porsi dei dubbi e mettere sul piatto delle questioni che molto presto ci riguarderanno ancora da vicino. Sebbene in Italia la situazione non sia delle più rosee, nel mondo ci sono già diverse iniziative come WomenandTech oppure Technovationchallenge che offrono alle donne l’opportunità di apprendere le competenze necessarie per essere imprenditrici nel campo della tecnologia, nonché programmi didattici dedicati all’AI per donne e minoranze sotto-rappresentate.

Fonte e approfondimenti: themillennial.it

 

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