Il Metaverso si conferma sempre più come un trend topic dominante, ma come può questa tecnologia cambiare (se lo farà) il mondo del turismo e dell’hospitality?

Attorno a questo argomento abbiamo avuto l’onore ed il piacere di intervistare Simone Puorto: un personaggio particolarmente eclettico che vive e lavora tra Roma e Parigi.

Simone Puorto

È un giornalista cryptoanarchico specializzato in tech da oltre vent’anni, docente, tecnofilosofo, ghostwriter, keynote speaker, podcaster , consulente, Web3 Ambassador ed appassionato di NFT e crypto, È autore di quattro best seller sul marketing alberghiero, scrittore per i principali blog di settore. Ama definirsi un Futurista Rinascimentale ed è organizzatore del primo evento di travel e hospitality nel metaverso (HN meta meetup).

Il turismo del Metaverso o il Metaverso per il turismo?

Il Cambridge Dictionary definisce l’atto di viaggiare come “muoversi, di solito su una lunga distanza”. Nel metaverso, tuttavia, il concetto stesso di spazio non ha senso. Ecco perché la maggior parte degli addetti ai lavori è ancora scettica sulle applicazioni pratiche del metaverso in ambito turistico. Se si rimuove una parte essenziale (la distanza) dall’equazione travel, rimane solo il movimento. E resta, quindi, anche la domanda cruciale: viaggiare senza muoversi è ancora viaggiare?

Ritengo sia giunto il momento di riconsiderare ciò che (pensiamo) di sapere sul concetto di viaggio. Nel suo ultimo libro, Reality+, il tecnofilosofo David Chalmers prevede che, nel giro di pochi decenni, le realtà virtuali, aumentate, olografiche e miste (e, di conseguenza: i metaversi) diventeranno così indistinguibili da quella fisica al punto che sarà privo di senso anche provare a fare ancora una distinzione, quindi questa domanda potrebbe tramutarsi in un sofismo molto presto.

Vuoi un esempio? Pensa a come è cambiata la nostra percezione di una parola come “amico”. Fino al 2004, un amico era una persona fisica che frequentavi nella vita reale. Post-social, il termine ha assunto anche un altro significato, ovvero quello di una “connessione virtuale”, con la quale potresti potenzialmente non aver mai scambiato una parola. O pensa all’inglese “cloud”: prima di Microsoft Azure e AWS, una “nuvola” era semplicemente condensa di vapore acqueo.

Il turismo potrebbe condividere un destino simile, modificando e allargando il proprio significato in modi che possiamo solo intravedere oggi.

Quali sono i  vantaggi che l’industria del turismo può avere dal trasferirsi nel Metaverso?

Non parlerei di “trasferimento”, ma di “coabitazione”. Il turismo metaversico difficilmente sostituirà quello fisico, ma giocherà sicuramente un ruolo, specialmente nei primi step del guest journey.

Ti faccio un esempio: mentre oggi scegliamo un hotel basando la nostra decisione solo su foto, video e recensioni, il metaverso potrebbe fornire un’esperienza più coinvolgente e permetterci di “visitare” una destinazione, prenotare una camera d’albergo o un tavolo al ristorante, entrare in un museo mentre siamo seduti sul nostro divano, e – poi – vivere l’esperienza in real life. Nessuna immagine statica, video 2D o sito Web sarà mai in grado di offrire un’esperienza simile. Pensa a applicazioni metaversiche come National Geographic Explore VR, Wander, BRINK Traveler, o una delle mie preferite, i bus tour di Alcove VR.

L’’“Internet incarnato” è un territorio vergine per il nostro settore (per qualsiasi settore, in verità) e siamo ancora nella fase embrionale della tecnologia. Secondo Bloomberg, il metaverso potrebbe essere un mercato da 800 miliardi di dollari, 200 in più rispetto alle dimensioni di quello del travel. Rifletti un momento su questa statistica.

Ci racconti qualche esempio di tecnologie pazzesche utilizzate da qualche hotel oppure da qualche operatore turistico?

Ti ripeto, non credo ci sia nulla di pazzesco, mi sembra la logica evoluzione del concetto di viaggio, anche per un discorso di semplice preservazione della nostra specie.

Secondo il Journal Nature Climate Change, il turismo è responsabile dell’8% delle emissioni di anidride carbonica dell’economia globale. E se è vero che circa il 75% dell’inquinamento viene prodotto dai mezzi di trasporto (sia aerei che terrestri), il 21% è da ricondurre esclusivamente al consumo energetico delle strutture alberghiere. Sono cifre che fanno riflettere. Trovare alternative praticabili a un settore così poco sostenibile come il nostro non è solo auspicabile. È, a questo punto, obbligatorio. Detto questo, citerei HotelVerse, la prima vera OTA metaversica, o strutture alberghiere che stanno costruendo nei metaversi, come M Social (del gruppo Millennium Hotels and Resorts) su Decentraland, o CitizenM su The Sandbox. Quest’ultimo, in particolare, lo sta facendo in maniera estremamente intelligente: i profitti derivanti della struttura metaversica, infatti, serviranno alla catena per finanziare completamente una proprietà fisica, scelta e votata dai titolari dei token, in pieno stile DAO.

Che idee hai per innovare un sistema turistico e dell’ospitalità così tradizionale come quello italiano?

Nessuna. Non c’è speranza. Ora abbiamo pure resuscitato Italia.it. Siamo al nonsense! Venti milioni di euro buttati nel 2007 per un progetto che era già obsoleto 15 anni fa. Se li avessero investiti in bitcoin ora avremmo nove trilioni di euro da destinare al settore. Il ministero del turismo crede davvero che una tecnologia creata nel ‘91 abbia ancora una qualche rilevanza nel 2022? Se si, ve la mostro in prospettiva: quando veniva pubblicato il primo sito web, Riccardo Cocciante vinceva Sanremo con  “Se stiamo insieme.” Ecco, puntare su Italia.it oggi è l’equivalente di mandare Cocciante all’Eurovision al posto dei Maneskin.

Pensiamo sarebbe molto proficuo creare sistemi di data common a livello locale per gestire in modo più strategico l’offerta turistica magari anche ampliando la stagionalità o lavorando con le istituzioni per migliorare la logistica… Tu cosa ne pensi? Secondo te aggregare dati e magari utilizzare IA a livello di sistemi locali può generare vantaggi socio-economici? Che difficoltà vedi nella realizzazione di questa idea?

Non credo si debba lavorare con le istituzioni, ma sabotarle. La mia visione è cryptoanarchica e prima ci sbarazziamo dell’ENIT e del Ministero del Turismo e li sostituiamo con una DAO, prima riusciremo a fare qualcosa di sensato in questo Paese. Non mi fido delle istituzioni, ma mi fido del consenso crittografico e della sua trasparenza. Quando realizzeranno il loro pieno potenziale, le DAO porteranno a un processo di decentralizzazione che ridurrà/annullerà il potere delle istituzioni. Non solo a livello turistico, ma finanziario, governativo, bancario, politco ecc. “Proprio come la tecnologia di stampa ha alterato e ridotto il potere delle corporazioni medievali e la struttura del potere sociale,” scriveva Timothy May già nell’88, “così i metodi crittografici altereranno la natura delle corporazioni e dell’interferenza del governo.” Quindi per realizzare la tua (condivisibilissima e augurabile) idea, bisognerebbe creare una specie di “Progetto Mayhem” in stile Fight Club. Personalmente, dopo un quarto di secolo passato nel settore dell’Hospitality e del Travel, io non punto a diventare Ministro del Turismo.

Punto a diventarne il Tyler Durden

 

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