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Oggi ci lascia Franco Cassano, il “sociologo del pensiero meridiano”

Il grandissimo merito di Franco Cassano è stato, tra gli altri, di averci aiutato ad assumere un punto di vista distante da quello egemonico sul meridione, invitando tutti i Sud a non considerarsi più “un non ancora Nord”, riguardando le specificità geografiche e culturali, riconoscendo e avendo cura di quei beni pubblici che appartengono a tutti e che sono veicolo di identità, solidarietà e sviluppo. “Il pensiero meridiano è radicato qui, nella resistenza della molteplicità delle voci, delle vie, delle dignità e la capacità di rovesciare in risorse quelli che sembrano solo vincoli, limiti e vizi”, come ha scritto nel suo libro Il Pensiero Meridiano.

Noi di Societing4.0 abbiamo un debito enorme nei suoi confronti nel tentativo di sperimentare una via sudista all’innovazione: il nostro pensiero e la nostra aziono sono profondamente intrisi delle idee di Franco Cassano, delle sue visioni e delle sue parole.

Franco Cassano e Alex Giordano

Siamo profondamente innamorati del suo sguardo sul Mediterraneo che, come ci ha insegnato, essendo mare fra le terre, divide e allo stesso tempo collega, superando i due fondamentalismi: da una parte quello di chi non ha il mare e si sente minacciato dalla libertà che sta nel gesto di ogni istanza di partenza e di emancipazione e, dall’altra, quello di chi non è più vincolato da alcun limite, rappresentato dalla terraferma, in un mare sconfinato come l’oceano. Il Mediterraneo –con la presenza di terra e mare- trova un equilibrio tra l’identità, da cui originiamo e la libertà di partire. Mentre l’oceano, ha scritto, è una partenza senza ritorno: “L’oceano è una partenza senza ritorno, un tradimento all’equilibrio di Ulisse, l’eroe della partenza e del ritorno a casa. L’oceano è la follia del Capitano Achab, un uomo che distrugge se stesso e gli altri intorno a sé perché non desidera tornare.”

Cassano ci ha regalato uno sguardo diverso sul nostro presente ricordandoci la responsabilità di riguardare i luoghi nei quali viviamo, nel duplice senso di aver riguardo per loro e di tornare a guardarli. Un insegnamento che sarà quanto mai attuale in tempi di Recovery Fund perché, come lui ha scritto: “nessuno sviluppo può avvenire sulla base del disprezzo dei luoghi, della loro vendita all’incanto, dagli stupri industriali della modernità a quelli turistici della postmodernità”.

Noi abbiamo saldo nelle nostre mani il testimone che ci lascia.