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L'arte senza l'arte

L’arte senza l’arte: il mitologico come fondamento

L’arte senza l’arte – Mutamenti nella realtà analogicodigitale, edito da Maretti nel 2020, è l’ultimo libro di Raffaele Gavarro, storico e critico dell’arte, curatore e docente di Storia e Teoria dei Nuovi Media presso Accademia di Belle Arti di Roma.

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Raffaele Gavarro | Solomente

L’agile testo indaga il ruolo che la creatività assume in un sistema sociale mutato e phygital (crasi di physical e digital) provando a delineare le ragioni di un cambiamento nell’arte tale da renderla profondamente diversa dal passato. L’autore identifica l’arte come “entità” che aderisce alla rivoluzione tecnologica e sociale nella quale siamo immersi, mostrando essa stessa i segni di un mutamento che non è solo riconducibile a fattori di tipo linguistico o formali, ma che insiste fin dentro la natura del suo ruolo e delle sue funzioni.

La relazione tra l’umano e le tecnologie è cambiata nel contesto contemporaneo fino a toccare livelli di prossimità ed interconnessione senza precedenti. Le tecnologie sono divenute i confini esistenziali della nostra vita mutando il tempo, lo spazio e la percezione che ne abbiamo. In un contesto così delineato, occorre riconcettualizzare la relazione con gli artefatti tecnologici che andrebbero ripensati come il nostro nuovo melieu.

La prima riflessione di Gavarro è che il mondo digitale è essenzialmente costituito da dati e codici numerici, da quelle “ricette computazionali” che chiamiamo algoritmi che orientano, in qualche modo, la cultura e la nostra esistenza stessa. Tale processo ha permesso l’affermazione di quella realtà che l’autore definisce “analogicodigitale”.

L’arte, come linguaggio, ma non solo, si innesta e partecipa a questa “rivoluzione tecnologica” sempre più impattante puntando alla creazione di nuovi stili di pensiero, di percezione e di sensazione delle infinite possibilità della vita (Deleuze). In realtà, la tecnologia non solo influenza la creazione artistica definendo le possibilità di espressione degli artisti, ma determina il passaggio a funzioni diverse dell’arte cambiandone anche le modalità di fruizione.

L’arte senza l’arte non si afferma come massimo artificio trionfante sulla natura, ma si confronta con essa e con la tecnologia includendola ed utilizzandola per la costruzione di un mito. Secondo l’autore, il “mitologico come fondamento” è una delle strategie che l’arte del presente adotta per relazionarsi al mondo, cercando non tanto un supporto giustificativo alle ragioni del proprio fare, ma un elemento simbolico di vera e propria fondazione. È questo processo ad essere decisivo perché comporta per l’arte un uscire da sé e un rientrare in sé, che la mette nelle condizioni di essere parte determinante del mondo nel quale – che piaccia o meno, che sia capita o meno – occupa un posto.

l'arte senza l'arte
L’arte senza l’arte. Mutamenti nella realtà analogico digitale | Maretti Editore

La pratica artistica in quanto datrice di senso e costruttrice di nuove mitologie – mediante i linguaggi della contemporaneità – porta la propria narrazione fuori dal dominio dell’estetica per entrare – semmai vi fosse rimasta lontana – in quello dell’etica e della politica. Per delineare il campo d’azione e d’insistenza dell’arte, l’autore conia il neologismo realistätsgeist: il termine, che tradotto potrebbe suonare come “spirito di realtà”, in pratica indicherebbe una condizione di compresenza e di interdipendenza tra esistenza fisica e immaginazione; questa sottolineerebbe il ruolo della pratica artistica come “fondante dell’immaginario”. L’autore invita, dunque, a cambiare punto di vista su ciò che non riusciamo a comprendere e sollecita una nuova prospettiva necessaria a sostituire un’assenza (quella dell’arte intesa come estetica e design, come artefatto “chiuso e finito”) con una nuova essenza che potremmo nuovamente definire arte.

Non credo che ci siano separazioni tra nuove tecnologie, scienza e il cosiddetto umanesimo. Tutt’altro. Il territorio che abbiamo davanti non ha confini fissi, ma membrane tra l’uno e l’altro molto osmotiche. È questa l’eccezionalità di questa epoca. Sono tra l’altro convinto che l’arte, anzi meglio, l’arte senza l’arte, sia oggi un medium decisivo. Per concludere la metafora: l’arte è, e sarà, la spinta (ὠσμός) termica o elettrica dei processi osmotici in atto e di quelli che verranno.

(Raffaele Gavarro)

 

Fonti e approfondimenti: Exibart