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Erinni

Erinni: “agenti” dirompenti tra arte, attivismo e politiche di genere

Erinni è un’associazione culturale che porta avanti un’indagine artistica e curatoriale unendo arte e attivismo per esplorare – con sguardo critico – le intersezioni tra scienza, tecnologie e politiche di genere.

Erinni- Aletto, Megera e Tisifone

Il nome, parecchio evocativo, trae ispirazione dalle omonime divinità ctonie del pantheon ellenico: tre sorelle – Aletto, Megera e Tisifone – che puniscono la hýbris dell’uomo ristabilendo gli equilibri e la giustizia sociale. Rivendicano una rabbia arcaica, il bisogno di chi rifiuta il sistema di potere precostituito. Sono entità feroci e mostruose ma anche benevole e capaci di generare visioni, curare relazioni per riportare l’equità e costruire una società basata sull’inclusività e l’uguaglianza.

Erinni è un’associazione che studia, incentiva e promuove pratiche artistiche contemporanee, di donne, e/o persone non binarie, o che riflettono sul femminile. Unisce arte e attivismo sociale per: riappropriarsi del corpo femminile, al di là del sesso biologico; indagare le iniquità connesse a tabù, stereotipi, bias sistematici nella cultura contemporanea e nei saperi scientifici e tecnologici; progettare visioni sociali basate su inclusione e non su gerarchie, oltre le oppressioni di genere, razza e specie.Erinni - identità visivaErinni – come associazione – fa riferimento al pensiero transfemminista proponendosi di superare i confini imposti dal patriarcato per riappropriarsi del femminile e diventare “agenti” dirompenti.

beyond binariesBeyond Binaries è il primo progetto messo in essere da Erinni. Si tratta di un programma di residenze partecipative e transfemministe per artistə contemporaneə vincitore del bando VitaminaG nell’ambito del programma GenerAzioniGiovani.it finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio con il sostegno del Dipartimento per la Gioventù.

Nasce dalla presa di coscienza della necessità per i territori – in particolare in un tessuto complesso e articolato come quello rappresentato dall’area metropolitana di Roma Capitale – di individuare all’interno della propria esperienza quotidiana questioni legate alle dinamiche identitarie e di genere, spesso strettamente connesse ad altre forme di complessità sociale quali l’estrazione e l’appartenenza a minoranze etniche o a gruppi svantaggiati.

Filo conduttore di questa esperienza è il rapporto con le tecnologie avanzate, che rischiano di amplificare i gap tra minoranze e categorie egemoniche perché strettamente connesse alla condivisione di saperi e risorse.

Il progetto si avvale delle metodologie di co-progettazione per approfondire tali questioni con artistə in grado di sviluppare un progetto che preveda da un lato il coinvolgimento diretto dei target territoriali mediante workshop, dall’altro una restituzione artistica pubblica.

Ogni artista, nell’arco di una residenza di due settimane, potrà strutturare il suo progetto a partire da un’analisi sul campo svolta grazie al supporto di esperti dell’antropologia di strada seguita dal team di Erinni, composto da curatrici ed esperte nell’ambito delle dinamiche di genere, che consentiranno loro di inquadrare le conoscenze acquisite all’interno del proprio linguaggio espressivo. L’obiettivo ultimo è quello di raccogliere dati, testimonianze ed elementi utili allo sviluppo di un’azione artistica che possa rappresentare un momento di riflessione collettiva e di trasformare le criticità in azioni, offrendo così al pubblico coinvolto la possibilità di ripensare la propria esperienza attraverso le potenzialità dei linguaggi artistici.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il team di Erinni che raccoglie tre differenti anime: Arianna Forte – curatrice indipendente, produttrice creativa e organizzatrice di progetti artistici di innovazione sociale –, Cinzia Forte – ricercatrice indipendente che si occupa di studi di genere nel campo interdisciplinare dei media studies e dei translation studies – e Daniela Cotimbo – storica dell’arte e curatrice indipendente (tra i suoi ultimi lavori il Re:humanism Art Prize) che si focalizza in particolare sulle istanze problematiche del presente, indagate attraverso diversi mezzi espressivi con focus sulle le nuove tecnologie.

Di seguito il resoconto di una stimolante chiacchierata che, a partire da Erinni e da Beyond Binaries, ha toccato un’ampia complessità di temi.

C: Come nasce il progetto Erinni?

Arianna: Io e Daniela ci siamo conosciute in un contesto lavorativo e abbiamo trovato delle affinità su argomenti quali arte, tecnologia e questioni al femminile di cui in Italia si parla davvero poco in realtà. Ci siamo incontrate su questi argomenti qualche anno fa e abbiamo cominciato a fare ipotesi. La nostra progettualità è iniziata in modo spontaneo scambiandoci libri e link. Alla stessa maniera con Cinzia, mia sorella. Lei ha studiato di questi argomenti a livello più accademico e con lei ho la stessa pratica di scambiarci libri su queste tematiche a partire da un interesse forte che andava oltre il lavoro. Abbiamo iniziato a fare rete in questo senso.

Grazie al bando Vitamina G, poi, i nostri sguardi si sono un po’ uniti anche se abbiamo anime molto diverse.

C: Come mai la scelta di una tematica così delicata e sensibile accostata poi ad una figura forte ed evocativa come quella delle Erinni del pantheon greco?

Cinzia: è un po’ un interesse comune che deriva dalla vita quotidiana, dalla vita politica, dal modo in cui affrontiamo il mondo. Ci siamo rese conto di quanto questi argomenti possano essere impattanti e si rovescino in tutti gli aspetti della nostra vita e cosa meglio dell’arte può rendere evidenti certi temi?! Io sono quella che ne capisce di meno, ma sento un bisogno incredibile di urlarlo. L’accostamento evocativo con le Erinni (della mitologia) che sono un simbolo forte, di impatto, anche aggressivo, rende evidente il nostro bisogno.

C: Pensate che l’arte possa essere “educativa” per questi temi? Che possa far sì che penetrino con maggiore facilità nel tessuto sociale?

Daniela: L’arte ha di per sé la sua dimensione politica, che è data proprio dall’estetica, dai messaggi che inevitabilmente lancia. Quindi più che di educazione – attività che comunque essendo un’associazione culturale sicuramente ci interessa – quando entriamo nella dimensione artistica entriamo nella dimensione dei linguaggi che determina una serie di questioni e problemi da analizzare. Per me uno dei motori propulsori è stato proprio lavorare in una dimensione tecnologica come l’intelligenza artificiale, dove una serie di questioni vengono fuori in maniera rilevante, sempre perché sono lo specchio della società (che “informa” le tecnologie). Lì è nata quella necessità di identificare meglio queste pratiche che nel nostro Paese vivono nel ritardo – ma questo lo sappiamo, è una questione che riguarda anche l’arte e i media tecnologici in generale – e riportarle nel contesto artistico italiano contemporaneo. Cambia proprio l’approccio artistico: l’opera non è più quella “esposta” in galleria, ma spesso riguarda i corpi ed una dimensione di coinvolgimento collettivo e di pratiche che non sono subito decodificabili come forme d’arte. Qui c’è il vero lavoro e anche parte dell’interesse artistico più specifico.

Arianna: All’estero questi temi sono un po’ “dati per scontato”, le istituzioni trattano l’argomento in modo diverso. Ad esempio  una mostra che mi sono portata a casa e che mi ha dato la motivazione per il progetto ERINNI, l’ho vista a Parigi.

(La mostra in questione è Computer Grrrls– 2019 ).

Ci siamo rese conto che c’era qualcosa di nuovo che potevamo apportare, senza pretese ma comunque rendendo chiaro il discorso. Dare una miccia per parlare ed introdurre questi temi anche qui.

C: Riguardo il progetto Beyond Binaries avete scelto una forma complessa che è quella della residenza, del co-design, del “fare insieme”.

Daniela: Abbiamo pensato a come poter avere una ricaduta territoriale e a come coinvolgere i quartieri, in particolare il quartiere di Torpignattara (che è quello che ospiterà il progetto) ed anche a come rendere la dimensione artistica aperta e partecipativa. Da lì si è sviluppato tutto il progetto.

Cinzia: Tutta una parte del progetto si basa su questo, nel senso che si compone di due fasi: una parte di studio del territorio che è quella che stiamo facendo in questo momento e che è la fase di preparazione per il lavoro artistico vero e proprio. Il motivo è voler mettere insieme sia il punto di vista urbano che quello artistico.

C: Vi occuperete quindi di BioArt e Biohacking nel progetto che è stato lanciato?

Arianna: C’è un’artista che si occupa di questo, BioArt ma non solo. Arte e nuove tecnologie: intelligenza artificiale, computazione, dati. Questo è un ambito, una parte ma non solo. C’è un gruppo di artiste che sono artiste performative. Il punto è che l’arte, più che educare, diventa una forma – io direi – di attivismo. Non so se è una parola che condividiamo, ma attivismo non è solo quando si scende in piazza con la bandiera, ma anche quando si usa il simbolico e il linguaggio per esprimere un concetto.

Daniela: anche per hackerarlo.