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artista o scienziato

Artista o scienziato?

Volendo analizzare il rapporto che esiste tra arte e tecnologia, probabilmente la contrapposizione tra artista e scienziato non ha più ragion d’essere; la figura dell’artista contemporaneo è ben lontana dalla tradizionale immagine bohemien di una personalità un po’ folle, fuori dalla realtà.

Quando un artista crea con la tecnologia entra in un sistema differente rispetto all’arte classica; la figura del pittore che lavora da solo, chiuso nel suo studio, preso dal pathos dell’arte – qualunque cosa esso sia – si scontra con una diversa realtà dei fatti: un artista che lavora in team con tecnici e ingegneri, in dipartimenti scientifici, in aziende del settore tecnologico, oppure nel proprio studio-azienda che in alcuni casi sono vere e proprie società di capitale. La figura di un artista, pertanto, è tutt’altro che fuori dal mondo, ma al contrario opera all’interno di processi reali di innovazione tecnologica e scientifica.

In realtà già nei primi decenni dell’Ottocento l’artista comincia a fare il suo ingresso nel mondo dell’innovazione: è il secolo della fotografia (1826), del cinema (1895), della radio (gli studi iniziali sono del 1860), dello sviluppo di un sistema mediale composito che cattura l’interesse degli artisti portando a maturazione un forte spirito critico. A partire dallo sviluppo delle prime avanguardie del XX secolo, poi, viene alla luce il ruolo dell’artista-inventore “sfidato” dalle tecnologie e “costretto” a ripensare il modo in cui i media creano nuovi soggetti: non più libera creazione o produzione ordinata, ma invenzione.

Il rapporto fra arte e nuove tecnologie (quelle sviluppate a partire dal nuovo millennio) ha necessariamente innescato un discorso meta-tecnologico ed una rinnovata dialettica. Questo rapporto può fornire, anche sul versante artistico, un rilevante contributo operativo e metodologico per un’analisi dello statuto d’immagine e di opera d’arte. Lo sperimentalismo che ha caratterizzato tutte le avanguardie del secolo passato è destinato ad esasperarsi in quanto il digitale consente di attuare con estrema facilità contaminazioni culturali e formali tra linguaggi diversi. Queste tecnologie e la sensibilità che da esse scaturisce sono capaci di produrre un’arte di frontiera sempre al limite fra simulacro e realtà, un’arte virtuale ed interattiva.

Data la pervasività dei media, oggi le ricerche degli artisti si confrontano con tecnologie così onnicomprensive e complesse che risulta difficile circoscriverle in ambiti troppo definiti. In questo contesto il lavoro dell’artista non è semplicemente basato su questioni tecniche, ma prospetta potenziali scenari futuribili per l’umanità collegati alle questioni etiche e sociali della complessità contemporanea. Questo tipo di arte non indaga, ad esempio, soltanto su come applicare l’intelligenza artificiale come strumento, ma anche le questioni etiche sottese allo sviluppo di questa tecnologia.

La tecnologia diviene il veicolo, il medium per spingersi oltre i dualismi, oltre le posizioni di tecnofili e tecnofobici per esplorare un nuovo rapporto uomo-macchina.

Se da una parte, infatti, gli artisti producono contenuti per il mondo dell’arte con media inediti, dall’altra la loro ricerca e sperimentazione porta a inventare vere e proprie nuove tecnologie, applicazioni e contenuti spesso, in seguito, addirittura immessi sul mercato.

Un esempio illuminante può essere quello di Nam June Paik.

Negli anni ’60, periodo in l’artista era attivo, le immagini prodotte elettronicamente erano ridotte a quelle televisive e delle prime videocamere portatili. Queste immagini non erano modificabili, non esistevano sistemi per poterne ritoccare l’aspetto. Non a caso, le iniziali opere di videoarte di Paik consistevano in performance nelle quali l’artista modificava in tempo reale l’immagine dello schermo televisivo attraverso l’uso di una calamita. Il corpo del magnete, trascinato lungo il perimetro del televisore, produceva degli effetti visivi sull’immagine all’interno dello schermo. L’artista iniziò ad avvertire la necessità di uno strumento che modificasse in tempo reale e secondo le proprie esigenze creative, l’immagine video così da amplificare al massimo le possibilità della videoarte. Fu così che, insieme all’ingegnere Shuya Abe, progettò il sintetizzatore, una nuova macchina che, da lì in poi, sarebbe stata diffusa in tutto il mondo, divenendo il medium principale per la manipolazione di immagini e suoni: il sintetizzatore è l’invenzione di un artista spinto dalla necessità di andare oltre la tecnologia offerta dal mercato e dall’industria.

(Sintetizzatori modulari di Colin Benders al RomaEuropa Festival 2021)

Si badi bene che l’artista non si traveste da ingegnere: il suo primo obiettivo non è realizzare oggetti da vendere sul mercato, ma sperimentare la tecnologia come strumento che si fa processo per raggiungere la propria visione poetica. Per far ciò l’artista contemporaneo fa uso di tecnologie sempre più complesse che lo inducono ad avvalersi di expertise di alto profilo, di consulenze scientifiche e tecniche presso laboratori e centri di ricerca dotati di strumentazioni all’avanguardia.

Tutto ciò risulta evidente guardando ai prodotti artistici “tecnologici” da un diverso punto di vista: soffermandosi cioè non tanto sulle loro caratteristiche estetiche o poetiche, quanto sul loro potenziale innovativo.

L’artista si ritaglia il proprio spazio da inventore, da divulgatore di conoscenza. Una conoscenza che, in molti casi, viene messa a disposizione di tutti mediante tool kit disponibili in open-source che – creati da artisti, designer ed educatori – forniscono punti di partenza accessibili per gli studenti nei campi delle arti e della tecnologia.Artista o scienziato?

Molti sono anche gli artisti che condividono apertamente la loro ricerca con le comunità online, riflettendo e sfruttando a pieno l’aspetto generativo di questa pratica.

L’artista – come afferma Derrick de Kerckhove, sociologo, accademico e direttore scientifico di Media Duemila – è una placca fotografica, sensibile. Una sensibilità che genera come un’esplosione nel mondo della conoscenza: come i moderni divulgatori scientifici, gli artisti contemporanei con le loro creazioni auspicano una partecipazione allargata al processo tecno-scientifico, passando dalla democratizzazione dell’arte a partire dalla sua riproducibilità tecnica, alla democratizzazione delle conquiste tecnologiche grazie alla diffusione e alla co-costruzione della conoscenza.

Fonti e approfondimenti: V.Catricalà, The artist as inventor: investigating media technology through art (2021)